Giornalismo, comunicazione e divulgazione in ambito medico
Che cos’è il giornalismo medico-scientifico?
Il giornalismo in ambito medico e scientifico differisce dalla cronaca o da altri tipi di informazione perché tratta un tema inerente alla medicina e la salute. L’oggetto può essere uno studio clinico, una pubblicazione scientifica, la spiegazione di una malattia, un approfondimento sulla prevenzione.
Non si affrontano aspetti legali e penali. Quindi i casi di cosiddetta malasanità, o quelli che parlano di organizzazione degli ospedali, del lavoro dei medici e degli infermieri, che hanno come oggetto la fruizione di un servizio sanitario e non la cura o la patologia, sono da considerare come articoli di cronaca sanitaria o cronaca tradizionale.
Quando invece il fulcro dell’articolo si concentra su sperimentazioni, cure, patologie e prevenzione da un punto di vista divulgativo (divulgare, dal latino significa diffondere tra il volgo) allora siamo di fronte al giornalismo medico e scientifico. Che come vedremo ha meccanismi e linguaggi diversi dagli altri tipi di informazione e non va confuso con la divulgazione scientifica fatta da esperti, medici o docenti.
Un po’ di storia
In Italia l’informazione giornalistica specializzata in area medica si fece spazio a metà degli anni 70’ del secolo scorso. Non che prima nessuno parlasse di medicina, ma gli articoli erano affidati ai giornalisti che scrivevano di altro. Nella seconda metà degli anni 70’, il Corriere della Sera decise di creare un’area salute, con una redazione dedicata. A quell’epoca, come rivista di settore, c’era solo il mensile “Salve” edito sempre da RCS. Si decise quindi di creare una nuova testata dedicata solo ai medici: Corriere Medico nasce nel 1980, ed è un quotidiano che si manda per posta solo ai clinici.
Nel 1990 è poi nato Corriere Salute, attuale allegato settimanale del Corriere della Sera. E nel 1992 è arrivato Focus, mensile Mondadori di scienza, attualità e tecnologia, ancora oggi in vetta tra le testate più lette. Con Corriere Medico, Corriere Salute e Focus si diede il primo segnale di voler specializzare il giornalismo e arruolare professionisti preparati, ma soprattutto dedicati ai temi della salute e della medicina.
Tra gli anni 80’ e 90’ il giornalismo in ambito medico compie in Italia un salto di qualità importante. Anche altre redazioni iniziano ad assumere giornalisti specializzati oppure si rivolgono ad agenzia esterne che impiegano queste figure. Si cercano quindi professionisti preparati e focalizzati solo sulle notizie in ambito medico e scientifico. Non persone che oggi scrivono di calcio, domani di politica e dopo domani di medicina.
Dai primi anni 80’ alla fine degli anni 90’ il giornalismo medico e scientifico nostrano è quindi approfondito, ricercato, corretto.
Dagli anni 2000, complici l’evolversi di internet e la nascita dei social network, il modo di fare informazione cambia: se prima per avere una notizia occorreva essere sul posto, con internet le notizie arrivano prima di cercarle. La velocità di pubblicazione diventa un must per rimanere competitivi e questo va a discapito dell’approfondimento e della ricerca che dovrebbero sempre accompagnarsi a chi fa informazione scientifica. E che necessitano di tempo.
Nelle redazioni si fanno strada giornalisti “tuttologi” e si cercano meno figure specializzate in ambito scientifico: se servono, si chiedono ad agenzia esterne.
La competenza inizia a scarseggiare, si fa largo un appiattimento nel modo di comunicare le notizie, una superficialità nel trattare temi e specificare le fonti.
Il giornalismo medico-scientifico di oggi
Questo depauperamento delle redazioni di giornalisti specializzati in ambito medico iniziato negli anni 2000, cosa ha portato?
Ha comportato che, nel momento in cui fosse stato necessario scrivere articoli di medicina e di scienza, si coinvolgessero giornalisti non sempre competenti in questo settore.
Il risultato? In alcuni casi si sono scritti articoli di medicina e scienza come fossero pezzi di cronaca, dove si poteva anche non comunicare le fonti, non occorreva conoscere per forza l’inglese, saper interpretare uno studio scientifico, oppure consultare più pareri e ci si dedicava al copia e incolla dei comunicati stampa senza porsi troppe domande. I comunicati stampa, come noto, sono da prendere sempre con cautela, in qualsiasi ambito.
Sono rimasti per fortuna bravissimi colleghe e colleghi, ma sono pochi rispetto al livello di informazione di cui abbiamo bisogno, soprattutto quando, come nel caso della pandemia da COVID-19, occorre grande competenza nel saper discernere le notizie da segnalare. Ci vuole professionalità per capire come e cosa comunicare, chi intervistare, quali fonti prediligere e per conoscere la differenza tra un preprint e uno studio pubblicato su una rivista scientifica.