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Demenze: sono in aumento, ma un cervello “allenato” e una vita sociale attiva possono proteggere
In questo articolo cerchiamo di capire in cosa consistono le demenze, quali sono i principali sintomi e come si possono curare.
Con il termine “demenza” (o disturbo neurocognitivo maggiore) si definisce una malattia acquisita, cioè non causata da altre condizioni psichiatriche o da patologie. Si caratterizza da un visibile e significativo declino cognitivo, associato o meno a manifestazioni neuropsichiatriche, che interferisce con la vita quotidiana di chi ne è affetto. Gli ultimi venti anni di ricerca nel campo delle neuroscienze hanno permesso di sviluppare nuove conoscenze sulle demenze, dimostrando come siano il risultato di un lento e progressivo accumulo di danni neurologici, che inizia nella vita adulta per poi manifestarsi pienamente con l’invecchiamento.
I sintomi di queste malattie, infatti, evolvono gradualmente nel corso del tempo, presentandosi inizialmente come sfumati disturbi cognitivi, fino a diventare delle demenze vere e proprie. La più comune forma di demenza è la malattia di Alzheimer, ma ce ne sono altre.

Per demenza si intende un insieme di segni e sintomi dovuti a specifici disturbi che colpiscono il cervello e il suo funzionamento. In particolare, alterano il pensiero, il comportamento e la capacità di svolgere le comuni azioni di vita quotidiana. La funzione cerebrale è, cioè, compromessa, interferendo in modo significativo con la vita di relazione e lavorativa di una persona.
Le funzioni cognitive compromesse possono includere:
- la memoria;
- la parola;
- la comprensione;
- l’orientamento spaziale;
- la capacità di giudizio;
- l’attenzione.
Il nostro cervello è composto da oltre 86 miliardi di cellule nervose che la demenza danneggia rendendole incapaci di comunicare in modo efficace, con un notevole impatto sul funzionamento del nostro corpo.
I sintomi dipendono dalle parti del cervello colpite e/o dalla malattia specifica alla base della demenza. Possono includere:
- perdita di memoria;
- difficoltà nel trovare le parole giuste o nel capire cosa dicono gli altri;
- difficoltà a svolgere le normali attività di routine;
- cambiamenti nella personalità e nell’umore.
La demenza è una malattia progressiva, che causa danni permanenti e che evolve nel tempo, insieme ai sintomi che peggiorano sempre di più nell’arco di mesi o anni. È anche la principale causa di disabilità e dipendenza tra gli anziani.
Interessa più di 50 milioni di persone in tutto il mondo e sono proprio gli anziani ad essere i più colpiti. È più comune dopo i 65 anni, tuttavia può insorgere anche tra i 40 e i 50 (demenza a esordio giovanile).
La demenza più conosciuta è il morbo di Alzheimer, che colpisce il 50-60% delle persone con demenza. Altri tipi includono quella vascolare, la demenza da corpi di Lewy e la demenza fronto-temporale.
Attualmente non esiste una cura per la maggior parte dei tipi di demenza, ma sono disponibili cure e supporto terapeutico.
Cause e tipi di demenza
Le malattie che causano la demenza sono numerose e diverse tra loro. Quasi sempre, tuttavia, l’origine dei danni subiti dalle cellule cerebrali in determinate regioni del cervello, resta sconosciuta.
Ad esempio, nell’Alzheimer, l’accumulo di determinate proteine all’interno e all’esterno delle cellule cerebrali ne impedisce il collegamento e il corretto funzionamento.
Vediamo di seguito le principali forme di demenza.
Alzheimer
La malattia di Alzheimer rappresenta la prima causa di demenza (circa il 60% di tutti i casi). In Italia circa 600.000 pazienti sono affetti da questa malattia e oltre 3 milioni di persone sono direttamente o indirettamente coinvolte nella loro assistenza.
Il cervello di un individuo affetto da Alzheimer presenta un grado variabile di degenerazione cellulare e dei tessuti (atrofia), che interessa principalmente la corteccia cerebrale ed è più marcata in specifiche parti del cervello (zone anteriori e mesiali dei lobi temporali, in particolare l’ippocampo, e parietali).
Sono poi presenti depositi extracellulari ed elementi intracellulari, definiti rispettivamente placche senili e grovigli neurofibrillari.
È una malattia che può essere sporadica o familiare. La prima può colpire gli adulti a qualsiasi età, ma di solito si manifesta dopo i 65 anni ed è la forma più comune di malattia. La seconda è una condizione genetica molto rara.
Progredisce nel tempo e si manifesta con sintomi che vanno dalla perdita di memoria al cambiamento del linguaggio, dalla perdita dell’orientamento spazio-temporale ai comportamenti distruttivi, fino alla perdita dell’autonomia.
Come si cura l’Alzheimer? Ad oggi non sono disponibili terapie farmacologiche efficaci e la malattia resta incurabile. I farmaci usati sono “sintomatici”, cioè alleviano alcuni sintomi senza intervenire, però, sui meccanismi della patologia.
Demenza a corpi di Lewy
La demenza da corpi di Lewy è caratterizzata dalla presenza di accumuli atipici della proteina alfa-sinucleina che si sviluppano all’interno delle cellule nervose. Queste anomalie colpiscono specifiche aree del cervello e determinano cambiamenti nel movimento, pensiero e comportamento. Chi è affetto da questa malattia, in tempi anche piuttosto brevi, può passare da capacità cognitive quasi normali a un grave stato confusionale.
Anche le allucinazioni visive sono un sintomo comune.
La diagnosi è spesso difficile, poiché la sintomatologia può essere confusa con quella di altre malattie del cervello o di alcuni disturbi psichiatrici.
La demenza da corpi di Lewy poi può manifestarsi da sola o insieme ad altri disturbi come il morbo di Parkinson o la demenza da Parkinson e l’Alzheimer.
È una malattia progressiva, il che significa che i sintomi iniziano lentamente e peggiorano nel tempo.
Le cause non sono ancora note e il trattamento è farmacologico per alleviare i sintomi.
Parkinson Demenza
Il Parkinson Demenza è caratterizzato da un disturbo cognitivo progressivo che insorge in persone affette da Parkinson, in cui i sintomi cognitivi si presentano ad almeno un anno di distanza da quelli motori. Ha una prevalenza elevata nel Parkinson, fino all’80%, e aumenta proporzionalmente con gli anni. Altri fattori di rischio sono rappresentati dall’età (più di 70 anni) e dalla gravità dei sintomi motori.
È un disturbo cognitivo caratterizzato da una compromissione dell’attenzione, delle funzioni esecutive, della memoria, delle abilità visuo-spaziali e dalla presenza di disturbi neuropsichiatrici.
La cura è farmacologica ma anche in questo caso si somministra per alleviare la sintomatologia. Per i sintomi cognitivi si utilizzano AChEI, un gruppo di farmaci che hanno dimostrato di essere efficaci sul decadimento cognitivo globale.
Demenze Frontotemporali
La demenza frontotemporale è composta da un gruppo eterogeneo di malattie neurodegenerative caratterizzate da un danno progressivo ai lobi frontali e/o temporali del cervello. Le forme principali sono quindi due:
- frontale, quando provoca sintomi comportamentali e cambiamenti della personalità;
- temporale, quando comporta il deterioramento del linguaggio.
Tuttavia, le due forme spesso si sovrappongono.
Poiché i lobi frontali del cervello controllano le capacità di giudizio e il comportamento sociale, chi soffre di questo tipo di demenza manifesta spesso un comportamento sociale poco appropriato. Può apparire maleducata, trascurare le sue responsabilità, diventare incontrollabile, ripetitiva o aggressiva, dimostrare mancanza di inibizione o agire impulsivamente.
Sono due le forme di demenza temporale, quella che colpisce il linguaggio:
- afasia primaria semantica, che comporta la difficoltà nella comprensione del linguaggio, con perdita graduale del significato delle parole, difficoltà a trovare le parole per esprimersi e a ricordare i nomi delle persone;
- afasia progressiva non fluente, che è meno comune e altera la capacità di parlare fluentemente, fino al mutismo.
Rappresentano la terza causa di demenza neurodegenerativa e sono responsabili di un’elevata percentuale (fino al 25%) di casi di demenza presenile. I sintomi, infatti, si manifestano per lo più tra i 45 e i 65 anni di età.
Le cause non sono ancora note, anche se una storia familiare di demenza caratterizza il 40% dei casi. Infine, non esistono al momento trattamenti specifici e la gestione dei disturbi comportamentali può avvalersi di alcuni farmaci che stabilizzano il tono dell’umore.
Demenza vascolare
La demenza vascolare è causata da lesioni ai vasi sanguigni del cervello. È la seconda causa di demenza in Occidente e rappresenta circa il 15-20% di tutti i casi. Il danno vascolare (dovuto a ictus o ischemia) è la causa scatenante, cui spesso si associa un’alterazione degenerativa come nell’Alzheimer.
I fattori di rischio sono gli stessi delle malattie cardiovascolari: l’età avanzata, l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, l’obesità, il tabagismo, le anomalie del ritmo cardiaco, precedenti ischemie o emorragie cerebrali, ecc.
I sintomi dipendono dalle aree cerebrali coinvolte e possono manifestarsi improvvisamente in seguito a un ictus, oppure iniziare gradualmente, man mano che la patologia vascolare diventa più grave.
Il decorso è tipicamente “a gradini”, in cui si alternano fasi di stabilità, anche prolungate, e fasi di peggioramento. Quest’andamento dipende dalla progressione della malattia e dall’accumulo di lesioni a livello cerebrale. Possono manifestarsi disturbi del movimento, alterazioni della deambulazione, deficit del linguaggio e visuo-spaziali. I disturbi affettivo-comportamentali sono, invece, molto frequenti. Tra questi: depressione, apatia, alterazione emotiva e aggressività.
Non esiste una terapia specifica e i farmaci non sono efficaci. Il controllo dei fattori di rischio cardiovascolari resta il principale trattamento terapeutico
È una delle più frequenti cause di demenza in persone non anziane ed è di tipo “reversibile”, per la possibilità di remissione, anche se non completa, con l’astinenza. Si manifesta solitamente con un deterioramento cognitivo diffuso. Oltre alla demenza alcolica, esistono altre sindromi legate all’abuso di alcool: Sindrome di Wernicke (con disturbi della motilità oculare), malattia di Marchiafava-Bignami (caratterizzata da sofferenza del cervelletto), psicosi di Korsakoff (spesso legata all’astinenza, con disturbi della memoria, confabulazioni e aumento dell’attività psicomotoria).
Demenza da HIV/AIDS
È la complicanza che caratterizza circa un terzo dei casi di infezione da HIV. Si manifesta con un decadimento cognitivo progressivo abbastanza veloce (settimane o mesi), caratterizzato da disturbi dell’attenzione, del linguaggio e deficit di memoria. Nella maggior parte dei casi si associano anche brusche contrazioni muscolari (mioclonie) e disturbi del comportamento (agitazione, apatia, depressione, ansia, mania).
Demenze “reversibili”
Si tratta di forme di deterioramento cognitivo, dovute ad alterazioni metaboliche, carenze nutrizionali, deficit vitaminici e ormonali, depressione, effetti di certi farmaci, infezioni e tumori cerebrali. Sono spesso curabili, ma è molto importante una diagnosi tempestiva per individuare il trattamento più adeguato.
Come si manifesta la demenza: i sintomi
I primi segni di demenza possono essere inizialmente poco definiti e sfumati e cambiano anche in base alla malattia che li determina e alla zona del cervello colpita.
Tra i più comuni ci sono:
- progressiva e frequente perdita della memoria;
- stato confusionale e disorientamento;
- cambiamento della personalità;
- apatia e chiusura verso gli altri;
- perdita della capacità di svolgere le normali attività quotidiane;
- alterazione del linguaggio e del ragionamento;
- scarsa capacità di concentrazione e attenzione;
- cambiamento della percezione visiva.
Le persone affette da demenza possono avere problemi con la memoria a breve termine, come ricordare dove si trovano borse o portafogli, di pagare le bollette, di pianificare e preparare i pasti o andare agli appuntamenti. Molte forme di demenza sono progressive, cioè i sintomi si manifestano lentamente per poi peggiorare gradualmente.
Cause di demenza e soggetti a rischio
La demenza può colpire chiunque, ma il rischio aumenta con l’età. La maggior parte delle persone che soffre di demenza sono anziane, ma è importante ricordare che non tutti gli anziani ne sono colpiti. Non è quindi un aspetto tipico dell’invecchiamento, ma è causata da una malattia che interessa il cervello.
Solitamente la demenza si manifesta come un disordine cerebrale senza altre cause (chiamato disturbo cerebrale primario), ma può essere determinata da altri disturbi, come abbiamo visto nei diversi tipi di demenza. Ci sono anche alcune forme ereditarie, in cui la malattia è determinata da una specifica mutazione genetica, ma sono piuttosto rare. Sembra, inoltre, che alcuni fattori legati alla salute e allo stile di vita svolgano un certo ruolo nel rischio di sviluppare una demenza. Ad esempio, fattori di rischio vascolare non trattati, come la pressione alta, oppure stili di vita caratterizzati da scarsa attività fisica, mentale e sociale.
Diagnosi
Ottenere una diagnosi di demenza può essere un processo lungo e complesso, soprattutto per una diagnosi precoce. La convinzione che i problemi di memoria siano normali durante l’invecchiamento, la mancanza di una cura e la paura per il futuro non aiutano. Ricordiamo poi che non esiste un test per diagnosticare l’Alzheimer o una qualsiasi delle altre cause più comuni di demenza. Una valutazione medica e psicologica completa include:
- un’accurata anamnesi;
- un approfondito esame neuropsicologico e dello stato mentale;
- un test di laboratorio tra cui esami del sangue e delle urine;
- altre indagini come tomografia computerizzata (TC) o risonanza magnetica, soprattutto per identificare le anomalie che possono causare demenza (come un tumore cerebrale, un ematoma subdurale, un ictus, ecc.).
Cure, terapie e trattamenti
Il trattamento della demenza dipende dalla causa. Nelle demenze più avanzate, incluso il morbo di Alzheimer, non vi è alcuna cura o trattamento in grado di rallentare o arrestare la progressione. Ci sono tuttavia terapie farmacologiche che possono migliorare temporaneamente i sintomi. Si tratta di farmaci che possono sostenere la funzione mentale e/o aiutano a controllare il comportamento distruttivo.
Prevenzione
Il numero di persone affette da demenza è in aumento. Le previsioni sulle tendenze future sono legate all’invecchiamento della popolazione. Parlare di prevenzione quindi, anche se è un argomento ancora poco discusso e conosciuto, è necessario soprattutto tra le persone della fascia adulto-giovanile. Infatti, secondo gli studi, osservando un corretto stile di vita, circa un terzo delle demenze potrebbero essere evitate, così come due terzi del rischio di insorgenza di Alzheimer, spostando la malattia in avanti di alcuni anni. Anche se i fattori di rischio potenzialmente non modificabili rappresentino circa il 65% (invecchiamento, genetica, sesso femminile e storia familiare), seguendo degli stili di vita appropriati entro i 40-64 anni di età, si può agire su quei fattori modificabili che rappresentano il restante 35% della quota totale di rischio. È quindi importante ridurre il rischio di insorgenza di malattie o disturbi come: diabete mellito ed insulino-resistenza, obesità, ipertensione, ipercolesterolemia, malattie cerebrovascolari, depressione, trauma cranici con lesioni cerebrali, apnee del sonno, tabagismo, abuso alcolico, coronaropatie vascolari. Secondo il report 2020 della The Lancet Commission, i fattori di rischio sono 12 e si tratta di: scarsa istruzione e bassa scolarità, ipertensione, problemi di udito, fumo, obesità, depressione, scarsa attività fisica, diabete, poca vita sociale, consumo eccessivo di alcol, lesioni cerebrali traumatiche e inquinamento atmosferico. Se per l’inquinamento o per i traumi cerebrali possiamo fare bene poco, su tutti gli altri fronti si può intervenire per tempo. Vediamo come:
- svolgere attività fisica per almeno 30 minuti al giorno;
- evitare il fumo o smettere di fumare;
- seguire una dieta equilibrata, povera di cibi industriali e precotti e alimenti troppo raffinati e ricca di verdure e cereali integrali;
- ridurre il consumo di alcolici;
- controllare periodicamente il proprio stato di salute facendo attenzione alla pressione, al colesterolo e al peso;
- mantenere un peso ideale per ridurre il rischio di diabete, ictus e infarto;
- dedicarsi all’attività mentale, alle interazioni sociali e tenere a bada lo stress (cruciverba, lettura, viaggi o eventi culturali, corsi, ecc.).
Fonti
- Berardelli A., Cruccu G., La Neurologia della Sapienza, Esculapio editore, III Ed. 2019
- The Lancet, Dementia prevention, intervention, and care: 2020 report of the Lancet Commission
- Alzheimer’s Association, Che cos’è la demenza?
- Alzheimer’s Disease International, The global voice on dementia
- Dementia Australia, About dementia. What is dementia?
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Ivana Barberini
Presa la laurea in lettere non avrei mai immaginato che avrei lavorato, per più di 20 anni, per pubblicazioni medico-scientifiche. Eppure, dopo aver curato, scritto e redatto tanti testi, mi rendo conto che ne sono sempre più innamorata. Rendere facili, chiare e fruibili nozioni tecniche e specifiche è il mio obiettivo e per raggiungerlo mi avvalgo della consulenza di esperti nei diversi settori della Medicina. Scrivo articoli su salute, benessere e medicina per i magazine Melarossa e Medora e collaboro con vari editori scientifici, curando l’editing di volumi e pubblicazioni.