Giornalismo, comunicazione e divulgazione in ambito medico
Le fonti, per qualsiasi giornalista, sono la conditio sine qua non esisterebbe il suo lavoro. Semplice. Sono la linfa di chi fa il giornalista e determinano l’autorevolezza della trattazione: le fonti la possono elevare o abbattere, a seconda della loro qualità e della veridicità.
Nel giornalismo medico, sono praticamente tutto. Quando si hanno a disposizione diverse fonti autorevoli sullo stesso argomento, metà del lavoro è praticamente fatto.
Quasi fatto. Perché non basta avere delle fonti. Bisogna prima di tutto verificarle per capire se possiamo usarle o se è meglio lasciar perdere.
Come si verificano le fonti giornalistiche
Le fonti devono essere sempre verificate. Il Testo Unico dei Doveri del giornalista, all’art. 9 è ancora più chiaro: il giornalista controlla le informazioni ottenute per accertarne l’attendibilità. Nel giornalismo medico e scientifico significa non fermarsi al primo studio che vi mettono sotto gli occhi, non riprendere testualmente il comunicato di aziende o università su temi medici senza aver verificato quanto scrivono, e non farvi emozionare dal titolo della rivista o dell’esperto che state intervistando. Prendete tutto con le pinze. Chirurgiche.
Anche quando un paziente vi racconta la sua storia, valutate se le informazioni mediche che vi sta riportando siano congrue, sensate e veritiere.
La verifica delle fonti in ambito medico non può seguire lo stesso schema del fact-checking (il controllo dei fatti) che si applica ad altri ambiti, soprattutto politica e cronaca: un articolo in ambito medico e scientifico potrebbe essere formalmente corretto dal punto di vista fattuale, ma essere assolutamente irrilevante dal punto di vista dell’essenzialità e dell’utilità della notizia per i lettori.
Factcheck.org è una delle organizzazioni principali di debunking ( lo smascheramento delle fake news o bufale) ma anche in Italia sono attive diverse piattaforme. Ci sono diversi siti italiani che si occupano di debunking in ambito medico, ad esempio Medbunker del medico Salvo di Grazia, Cattivi Scienziati di Enrico Bucci, e il portale della FNOMCEO, “Dottore ma è vero che?” giusto per citarne alcuni.
Verificate personalmente
In ogni caso, cercate di verificare voi per primi le fonti, senza affidarvi troppo a chi dice di farlo per voi, soprattutto se si tratta di colossi come Facebook che hanno mostrato evidenti lacune nel debunking di informazioni scorrette.
Vi racconto un caso estremo che può sembrare lontano da noi, ma non è così.
The Daily Caller, uno dei programmi ufficiali di fact-checking di Facebook, nel 2019 ha bollato come “True” (vero) un post della pagina Rowdy Republican (adesso rimosso) che trattava un tema politico, ma che includeva anche un link a “The Big Diabetes Lie”, un testo colmo di informazioni terrificanti e scorrette sul diabete, che invita a non ascoltare il proprio medico e a seguire invece le informazioni presenti su un libro venduto a 55 dollari.
Questo è un caso estremo, ma di certo fa specie che un colosso come Facebook non sia in grado di verificare la correttezza delle informazioni e ancora più grave che abbia tra le piattaforme di fact checkers dei programmi, come Daily Caller, che abbraccia una certa area politica e che non è la prima volta che commette inesattezze. È successo anche nei mesi della pandemia a proposito di alcune frasi riportate dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump sul coronavirus, secondo cui la pandemia era usata in modo ingannevole dai suoi avversari politici.
Anche News Guard è un sito di fact-checking, lavora molto negli Usa, ma comprende anche una sezione italiana. È semplice da usare: si installa il plugin su Google Chrome e dopo una prova gratuita di due settimane si pagano circa tre dollari al mese.
News Guard mette la spunta verde alle url di notizie, quelle delle testate più importanti o popolari. Il suo motto è legittimare la buona informazione e per questo motivo tra i suoi dipendenti vi sono molti giornalisti.
È sufficiente per stare tranquilli? No. Nessuno mette in dubbio la serietà di questa piattaforma, ma nessun fact checker è infallibile. Soprattutto quando le notizie riportate sono vere, ma raccontate in modo sbagliato. Anche questa è disinformazione ma i fact checker di oggi si limitano alla veridicità dei dati, non a come questi vengono riportati.
Un esempio: a settembre del 2019 JAMA ha pubblicato uno studio che analizzava, da un punto di vista statistico (quindi senza spiegare la correlazione causa-effetto), l’associazione tra il consumo di bevande zuccherate e la mortalità in dieci paesi europei (tra cui l’Italia). Molte testate (italiane e straniere) hanno però riportato i risultati della ricerca con una grande enfasi, senza dare altrettanto rilevanza che si trattava solo di un’associazione statistica e che non è era stata provata la correlazione causa-effetto.
NewsGuard ha messo il check verde a tutti questi titoli:


Non si tratta di bufale. Sono stati riportati i risultati dello studio….senza averlo letto, dando quindi una interpretazione distorta. È una ricerca che si basa solo su analisi statistiche e che, cosa ancora più rilevante, mette in guardia dal consumo di bibite con dolcificanti rispetto a quelle zuccherate normalmente! E non tiene in considerazione gli altri aspetti a cominciar dallo stile di vita e dall’alimentazione che giocano un ruolo fondamentale. A leggere il titolo dei giornali sembra che vi sia una relazione causa effetto, a leggere lo studio originale invece si intuisce che c’è solo una correlazione. Sono due cose ben diverse! Nello studio, nella parte dedicati ai limiti, viene spiegato molto bene che non c’è una spiegazione di causa-effetto ma solo un’associazione (è uno studio osservazionale).
Qui siamo su un terreno scivoloso: i fact checkers dovrebbero essere anche in grado di capire se i titoli sono esagerati o distorti rispetto ai contenuti dell’articolo scientifico. Però il rischio di disinformazione esiste ed è considerevole
Un articolo del New York Times ha poi spiegato bene come valutare questa pubblicazione ma è solo uno, nel mare di quelli che invece hanno messo titoli che confondono e allarmano.
Come vedete, nel campo della salute il fact checking è più insidioso: un articolo che riporta una fonte vera può essere comunque una fonte di disinformazione se la riporta nel modo sbagliato.
Anche il concetto di “fatto” o “verità fattuale” come certezze granitiche – che non si può distorcere o riportare in modo diverso – è una chimera. Anche i fatti possono essere manipolati, non da un punto di vista ontologico, ma nel modo in cui sono descritti e in funzione dell’obbiettivo per cui sono comunicati.
Come disse Mark Twain (e non solo): “Ci sono tre tipi di bugie: le bugie, le bugie sfacciate e le statistiche”. Questo per dire che i numeri possono affermare tutto e il contrario di tutto, non vanno presi per oro colato, ma valutati nel loro contesto e nella metodologia usata per ottenerli.

Angelica Giambelluca
Sono giornalista professionista dal 2009. Ho scritto e scrivo articoli in ambito medico e sanitario per diverse testate italiane, tra cui Fondazione Veronesi, Corriere Salute, AboutPharma, Medici Oggi e Policy and Procurement in Healthcare. Faccio parte del comitato scientifico della rivista Medici Oggi, edita da Springer Healthcare Italia. Per diversi anni sono stata direttrice comunicazione di cliniche private e questo mi ha permesso di affinare la mia esperienza anche nella comunicazione delle realtà private che operano nell'ambito sanitario. Mi occupo di comunicazione per aziende, professionisti sanitari e associazioni di pazienti. Conduco live sui principali temi legati alla sanità e ho realizzato il podcast “PostSanità” nell’ambito del diritto sanitario e della comunicazione. Sono intervenuta come relatrice a diversi corsi sulla comunicazione in ambito medico, destinata a medici e professionisti sanitari. Sono la fondatrice di MEDORA Magazine e la direttrice responsabile della testata PERSONE, OLTRE LA MALATTIA. www.angelicagiambelluca.com