Giornalismo, comunicazione e divulgazione in ambito medico
Storia (breve) del giornalismo medico-scientifico in Italia
Nel nostro paese il giornalismo medico-scientifico ha una cinquantina d’anni. C’è stato un tempo in cui era di livelli altissimi, poi dagli anni 2000 la qualità è iniziata a calare, i giornalisti specializzati sono rimasti sempre più fuori dalle grandi redazioni e i grandi media hanno preferito (non in tutti casi, ma in molti) far scrivere di medicina anche chi non era competente sul tema.
Per varie ragioni, che provo a spiegarvi.
Spunti che possono aiutarci a capire come mai oggi il livello di informazione giornalistica in ambito medico non sia sempre di ottima qualità (e sto usando un eufemismo).
I mitici anni 70′, 80′ e 90′
In Italia l’informazione giornalistica specializzata in area medica si fece spazio a metà degli anni 70’ del secolo scorso. Non che prima nessuno parlasse di medicina, ma gli articoli erano affidati ai giornalisti che scrivevano di altro. Nella seconda metà degli anni 70’, il Corriere della Sera decise di creare un’area salute, con una redazione dedicata. A quell’epoca, come rivista di settore, c’era solo il mensile “Salve” edito sempre da RCS. Si decise quindi di creare una nuova testata dedicata solo ai medici: Corriere Medico nasce nel 1980, ed è un quotidiano che si manda per posta solo ai clinici.
Nel 1990 è poi nato Corriere Salute, attuale allegato settimanale del Corriere della Sera. E nel 1992 è arrivato Focus, mensile Mondadori di scienza, attualità e tecnologia, ancora oggi in vetta tra le testate più lette. Con Corriere Medico, Corriere Salute e Focus si diede il primo segnale di voler specializzare il giornalismo e arruolare professionisti preparati, ma soprattutto dedicati ai temi della salute e della medicina.
Tra gli anni 80’ e 90’ il giornalismo in ambito medico compie in Italia un salto di qualità importante. Anche altre redazioni iniziano ad assumere giornalisti specializzati oppure si rivolgono ad agenzia esterne che impiegano queste figure. Si cercano quindi professionisti preparati e focalizzati solo sulle notizie in ambito medico e scientifico. Non persone che oggi scrivono di calcio, domani di politica e dopo domani di medicina.
Dai primi anni 80’ alla fine degli anni 90’ il giornalismo medico e scientifico nostrano è quindi approfondito, ricercato, corretto.
L’inizio del declino
Dagli anni 2000, complici l’evolversi di internet e la nascita dei social network, il modo di fare informazione cambia: se prima per avere una notizia occorreva essere sul posto, con internet le notizie arrivano prima di cercarle. La velocità di pubblicazione diventa un must per rimanere competitivi e questo va a discapito dell’approfondimento e della ricerca che necessitano tempo e dovrebbero sempre accompagnarsi a chi fa informazione scientifica.
Nelle redazioni si fanno strada giornalisti “tuttologi” e si cercano meno figure specializzate in ambito scientifico: se servono, si chiedono ad agenzia esterne. La competenza inizia a scarseggiare, si fa largo un appiattimento nel modo di comunicare le notizie, una superficialità nel trattare temi e specificare le fonti.
Il giornalismo medico-scientifico di oggi in Italia
Questo depauperamento delle redazioni di giornalisti specializzati in ambito medico iniziato negli anni 2000, cosa ha portato?
Ha comportato che, nel momento in cui fosse stato necessario scrivere articoli di medicina e di scienza, si coinvolgessero giornalisti non sempre competenti in questo settore.
Il risultato? In alcuni casi si sono scritti articoli di medicina e scienza come fossero pezzi di cronaca, dove si poteva anche non comunicare le fonti, non occorreva conoscere per forza l’inglese, saper interpretare uno studio scientifico, oppure consultare più pareri e ci si dedicava al copia e incolla dei comunicati stampa senza porsi troppe domande (il cosiddetto churlanism). I comunicati stampa, come abbiamo già avuto modo di ribadire, sono da prendere sempre con cautela, in qualsiasi ambito.
Sono rimasti per fortuna bravissimi colleghe e colleghi, ma sono pochi rispetto al livello di informazione di cui abbiamo bisogno, soprattutto quando, come nel caso della pandemia da COVID-19, occorre grande competenza nel saper discernere le notizie da segnalare. Ci vuole professionalità per capire come e cosa comunicare, chi intervistare, quali fonti prediligere, per conoscere la differenza tra un preprint e uno studio pubblicato su una rivista scientifica, per caprie se l’articolo scientifico che stiamo leggendo ha senso oppure fa solo perdere tempo.
Scrivere per gli “ultimi”
C’è un caso che si citava spesso ai corsi di giornalismo come esempio di buon giornalismo medico e scientifico. Focus, uno dei mensili più venduti in Italia. Questa rivista ha così tanto successo perché ha saputo, e sa, scrivere “per gli ultimi”. Non esiste solo questo mensile come esempio di buon giornalismo, ma è di sicuro il più emblematico.
Gli “ultimi” sono coloro che non dispongono di tutti i mezzi per comprendere bene un testo, un’analisi, uno studio scientifico. Secondo il rapporto OECD-PIACC (2013) sulle competenze degli adulti, in Italia il 28% circa delle persone tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale, che significa che non è in grado di comprendere un testo complesso.
Scrivere per gli ultimi non significa semplificare o banalizzare, anzi. Significa impegnarsi il doppio rispetto a scrivere per chi già padroneggia questi argomenti. Perché non si deve dare nulla per scontato: non si può scrivere “rivista peer review” pensando che la gente sappia di cosa si sta parlando, o affermare che uno studio non è stato ancora revisionato dalla comunità scientifica senza specificare che cosa significhi questo passaggio. Non si possono tralasciare le fonti, buttare qua e là numeri senza spiegarli, usare paroloni o semplificare in modo eccessivo.
Perché le persone leggono per conoscere, apprendere cose nuove, acquisire nuovi strumenti per interpretare il mondo che li circonda. Nostro compito è rendere semplici concetti complessi, al netto di giudizi, commenti, opinioni.
Oggi si scrive pensando che chi legge sia sempre preparato, dimenticandosi di questo 28% che non riesce a comprendere un testo complesso e preferisce limitarsi al titolo o, in certi casi, alla fotografia. L’analfabetismo funzionale è stato anche esacerbato dall’avvento dei social network, dove le persone entrano in una sorta di bolla epistemica (epistemic bubble in inglese) o camera dell’eco (echo chamber): nel primo caso leggono o ascoltano solo notizie in linea con le loro convinzioni, nel secondo caso le persone si chiudono nelle loro convinzioni e non accettano (e se possono osteggiano) chi ha idee diverse.
E poi è arrivata la COVID-19
In generale, prima della pandemia, il giornalismo in ambito medico non era considerato strategico, non riempiva le prime pagine dei giornali e viveva un certo appiattimento, almeno quello che si rivolgeva al grande pubblico, sempre con le dovute eccezioni. Tra l’altro, per chi ha voglia di approfondire ci sono molte riviste specifiche realizzate molto bene, ma non fanno parte dell’informazione generalista.
Nel periodo della COVID-19 l’informazione medica ha invece subito un’improvvisa impennata. L’entusiasmo è schizzato alle stelle, fomentato dalla paura, dalla presenza di un nemico invisibile che poteva attaccare chiunque in qualsiasi momento e di cui si sapeva poco. In questo periodo non sempre si è fatto del buon giornalismo, per la corsa a riferire la notizia prima degli altro per la voglia di comunicare qualsiasi risultato medico, benché preliminare.
Tutti atteggiamenti che dimostrano una poco conoscenza o, se vogliamo, poca pratica nel raccontare notizie mediche che non c’entrano nulla con la cronaca. Il giornalismo medico-scientifico non è cronaca!
Quello che manca oggi è la formazione, che non significa necessariamente avere una laurea in medicina, ma sapersi formare, aver voglia di studiare. Perché il giornalista non è un medico, e anche chi lo è, sarà bravo nella disciplina che ha studiato, ma non può esserlo in tutte. Non può saperne tutto di tutto. Pico de Paperis non a caso è un personaggio inventato.
Il talento del giornalista consiste nel conoscere prima di tutto i propri limiti, nell’umiltà da saper chiedere due o mille volte per fugare ogni dubbio prima di pubblicare, nel saper intervistare le persone che lo aiutano a spiegare meglio i concetti e nel trovare poi lui o lei stessa il modo migliore per comunicarli.
L’abilità del giornalista è trovare le fonti giuste e saperle verificare, non affidarsi ai comunicati stampa come fossero oracoli, nel pubblicare una notizia perché di reale interesse pubblico e non perché emoziona. Per fare questo ci vuole capacità di ascolto, di analisi, di rielaborazione. Bisogna saper leggere gli articoli scientifici, capire come funziona la medicina e la sanità, sapere come funziona il metodo scientifico e come si muove la ricerca scientifica. Ci vuole la capacità di farsi domande quando qualcosa non torna, di comprendere di cosa ha bisogno il pubblico e qual è il modo migliore per comunicare con il pubblico.
Se ti interessa rimanere aggiornato o aggiornata su questi temi, iscriviti alla newsletter di MEDORA

Angelica Giambelluca
Sono giornalista professionista dal 2009. Ho scritto e scrivo articoli in ambito medico e sanitario per diverse testate italiane, tra cui Fondazione Veronesi, Corriere Salute, AboutPharma, Medici Oggi e Policy and Procurement in Healthcare. Faccio parte del comitato scientifico della rivista Medici Oggi, edita da Springer Healthcare Italia. Per diversi anni sono stata direttrice comunicazione di cliniche private e questo mi ha permesso di affinare la mia esperienza anche nella comunicazione delle realtà private che operano nell'ambito sanitario. Mi occupo di comunicazione per aziende, professionisti sanitari e associazioni di pazienti. Conduco live sui principali temi legati alla sanità e ho realizzato il podcast “PostSanità” nell’ambito del diritto sanitario e della comunicazione. Sono intervenuta come relatrice a diversi corsi sulla comunicazione in ambito medico, destinata a medici e professionisti sanitari. Sono la fondatrice di MEDORA Magazine e la direttrice responsabile della testata PERSONE, OLTRE LA MALATTIA. www.angelicagiambelluca.com