Giornalismo, comunicazione e divulgazione in ambito medico
HIV, una pandemia che ci accompagna da 40 anni
HIV compie 40 anni ed è una pandemia ancora attiva in tutto il mondo. La storia di HIV ci ha insegnato che uno sforzo globale è l’unico approccio possibile per raggiungere risultati importanti e salvare vite. Oggi le sfide da vincere sono ancora numerose anche a causa della sovrapposizione con la pandemia di COVID-19.
Storia dell’HIV e dell’AIDS
La storia dell’immuno deficienza acquisita (AIDS), inizia il 5 giugno 1981, quando per la prima volta il centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) Statunitense, riporta un cluster di polmoniti tra alcuni uomini omosessuali a Los Angeles. Erano affetti da AIDS, una malattia proveniente dall’africa e trasmessa da alcuni primati portatori del virus, che si è poi diffusa in tutto il mondo.
Il virus responsabile dell’AIDS è HIV (human immunodeficiency virus) che sarà isolato nel 1983. Da allora, la ricerca sulla composizione del virus e su come infetta le cellule non si è mai fermata e, negli ultimi 40 anni, ha portato a risultati importantissimi.
La storia di HIV non è solo una storia di medicina, è anche una storia di attivismo, di discriminazione, di rabbia e di vittorie sia sul versante scientifico sia sul versante della società e dei diritti.
Nei primi anni della pandemia, l’AIDS è stata associata in modo quasi indissolubile alla popolazione omosessuale.
Nel 1996, ben 15 anni dopo la scoperta della malattia, la scienza ci ha dato i primi medicinali in grado di tenere l’infezione sotto controllo. I farmaci antiretrovirali hanno permesso per la prima alle persone infette di convivere con il virus, salvando milioni di vite.
Oggi esistono molti antiretrovirali, che intaccano le diverse fasi di replicazione e infezione virale. Queste terapie, in continuo miglioramento, oggi permettono di vivere con HIV fino alla vecchiaia se la terapia viene mantenuta con regolarità e per tutta la vita. La terapia per HIV richiede uno stretto controllo medico per gestire al meglio gli effetti collaterali e l’eventuale insorgenza di resistenza ai farmaci. Con resistenza si intende la capacità del virus di difendersi dalle terapie in atto, che quindi non sono più in grado di controllarlo.
Dall’avvento della terapia antiretrovirale è emerso chiaramente che la malattia non riguardava solo le persone omosessuali o bisessuali, ma tutte le persone che avevano comportamenti a rischio come, ad esempio, avere rapporti sessuali non protetti e l’uso promiscuo di droghe iniettabili.
La terapia antiretrovirale era inizialmente costosa e complessa. Nei primi anni è diventato chiaro che la maggioranza dei pazienti che ne beneficiavano vivevano in Paesi ad alto reddito, mentre la maggioranza delle persone colpite dall’infezione viveva nei Paesi a basso o medio reddito, in particolare nell’Africa subsahariana.
Nel 1994 è stato fondato il Joint United Nations Programme on HIV/AIDS che ha riunito tutti gli stakeholder e ha promulgano programmi multisettoriali per combattere HIV, con uno sforzo globale sotto l’egida nelle Nazioni Unite.
Tuttavia, le disuguaglianze hanno caratterizzato tutti gli anni dal 1996 al 2003, anno in cui George W. Bush rese possibile un cambio di rotta importante con l’annuncio del piano di emergenza President’s Emergency Plan for AIDS Relief (PEPFAR). Nel 2005 è stato creato il fondo globale per combattere l’AIDS, Tubercolosi e Malaria che ha permesso di rendere la terapia antiretrovirale meno costosa e quindi fruibile da un elevato numero di persone, anche nei Paesi meno ricchi.
Il tasso di mortalità per AIDS è diminuito in tutto il mondo, così come la trasmissione materno-fetale del virus. Sono stati sviluppati strumenti di prevenzione e la ricerca ha avuto un ulteriore slancio di investimenti che ha portato allo sviluppo di farmaci sempre più efficaci.
La risposta globale ad HIV ha portato ad una trasformazione della visione e della risposta ai problemi di salute da parte dei sistemi sanitari di tutto il mondo e ha contribuito a promuovere lo sviluppo economico di molti paesi.
Com’è oggi la situazione
Dall’avvento di HIV, secondo le stime dell’UNAIDS più di 75 milioni di persone sono state infettate e più di 32 milioni sono morte per AIDS o per malattie ad essa correlate.
Oggi, la gestione e la prevenzione dell’infezione presentano ancora degli ostacoli, soprattutto nei contesti delle comunità più a rischio e spesso marginalizzate, come sex workers, “uomini che fanno sesso con uomini” (dicitura, tradotta dall’inglese “man who have sex with man”, usata per indicare un comportamento e includere le persone che lo attuano indipendentemente dall’orientamento sessuale), persone transgender, persone che fanno uso di stupefacenti iniettabili e detenuti.
Stigma, discriminazione, non rispetto dei diritti civili e un limitato accesso ai servizi di salute legati ad HIV sono alla base del diffondersi dell’infezione in queste popolazioni a rischio.
La pandemia da HIV è ancora attiva e si espande soprattutto nell’Europa dell’est, in Asia centrale e in Africa.
Secondo i dati WHO relativi all’anno 2020, le persone che oggi vivono con HIV nel mondo sono 37,7 milioni, di queste il 73% ha accesso alla terapia antiretrovirale. Nel 2020 di tutte le persone HIV+ il 16% non era consapevole di avere l’infezione, ci sono state 1,5 milioni di nuove infezioni e 680.000 decessi dovute a cause correlate ad HIV.
Prevalenza di HIV nelle popolazioni chiave (dati WHO 2020)
Popolazione chiave | % |
Prevalenza di HIV nella popolazione MSM (men who have sex with men) | 0,5% |
Prevalenza di HIV nella popolazione che fa uso di droghe iniettive | 4,4% |
Prevalenza di HIV nella popolazione sex workers | 0,3% |
L’HIV interessa ancora tutte le aree del mondo. Le regioni più duramente colpite da HIV/AIDS sono le regioni africane con una prevalenza del 3,6% nella popolazione adulta: qui abbiamo ben 25,4 milioni di persone infette di cui 880.000 sono le nuove infezioni nel solo 2020 (dati UNAIDS/WHO 2021).
Negli ultimi anni si è vista una riduzione dei decessi correlati ad HIV in Asia, regioni del Pacifico, regioni caraibiche, Europa occidentale e centrale e Nord America. Le regioni caraibiche hanno la prevalenza più elevata, anche se inferiore all’Africa subsahariana, mentre si evidenzia un aumento delle infezioni in Europa dell’est e in Asia Centrale, America Latina, Medio Oriente e Nord Africa.

Cosa non conosciamo ancora
Siamo ancora lontani dal mettere la parola fine alla pandemia da HIV. Infatti, non abbiamo ancora capito del tutto come la malattia si sviluppa e sul perché alcuni primati infettati da HIV non sviluppino la malattia.
La genetica del virus HIV e la sua capacità di evolvere all’interno di un solo individuo, sono in parte alla base dei motivi per cui non è stato ancora possibile sviluppare un vaccino efficace contro HIV.
Il virus è in grado di infettare non solo i linfociti CD4+ che vengono distrutti, ma anche altre cellule del nostro organismo. Qui il virus resta quiescente per tornare attivo e infettare nuovamente le cellule CD4+ nel momento in cui la terapia antiretrovirale viene interrotta o se sopraggiungono delle resistenze alla terapia. La presenza di questi reservoir è uno dei principali motivi per cui, al momento, non è possibile eliminare il virus dall’organismo umano con la terapia antiretrovirale, anche se siamo in grado tenere sotto controllo la sua replicazione.
La ricerca contro l’HIV
La ricerca è sempre attiva. Oggi, si stanno esplorando nuove strategie tra cui farmaci attivatori del Sistema immunitario, vaccini terapeutici.
Alcuni primati sono stati guariti e questo ha dato speranza verso una cura definitiva. Anche strumenti di editing genetico rivolti a modificare il virus o a migliorare la risposta immunitaria e a proteggere le cellule dall’infezioni sembrano promettenti per la cura futura di HIV. Inoltre, negli ultimi si sta esplorando lo sviluppo di vaccini a mRNA contro HIV.
Fino ad oggi la terapia antiretrovirale doveva essere assunta tutti i giorni, ma ora si stanno realizzando medicinali che non necessitano la somministrazione quotidiana. Sono i farmaci antivirali long-acting che restano attivi nell’organismo per un tempo prolungato. Queste formulazioni potranno essere una valida alternativa per i pazienti che hanno difficoltà a prendere la terapia tutti i giorni.
La comprensione dei meccanismi alla base della formazione dei reservoir è fondamentale per il futuro successo della terapia verso l’eradicazione completa dell’infezione.
L’impatto della COVID-19
L’arrivo della pandemia di SARS-CoV-2 ha avuto un impatto sulla pandemia da HIV. Innanzitutto ha messo in crisi la capacità delle strutture sanitarie di continuare a offrire i servizi di cura, sociali e di testing attivi per le persone a rischio di infezione o già infette.
Nel 2020 si è assistito, infatti, a un declino delle attività di testing e prevenzione con un aumento delle gravidanze non programmate, violenza di genere e altri fenomeni sociali che hanno un impatto sulle persone HIV+, le quali appartengono per larga parte a popolazioni socialmente svantaggiate e vulnerabili.

Numero di paesi che hanno riportato un deterioramento dei servizi nella distribuzione della terapia antiretrovirale nel giugno e novembre 2020 e nel marzo 2021 (WHO HIV hepatitis end sexualy transmitted infection survey 2021)
Gli obiettivi per il futuro
Nel 2001 è stata varata la Declaration of Commitment on HIV/ AIDS che ha posto i primi obiettivi concreti nella lotta all’AIDS. Da allora sono stati raggiunti importanti risultati: la riduzione del 54% dei decessi e la riduzione del 37% delle infezioni in tutto il mondo.
Nel 2016 sono stati dichiarati gli obiettivi per il 2020, purtroppo non raggiunti anche a causa della pandemia di COVID-19. Quest’anno ha visto la nascita di una nuova dichiarazione d’intenti: la “Political declaration on HIV and AIDS: ending inequalities and getting on trak to end AIDS by 2030” della Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ecco i principali obiettivi.
Entro il 2025
- 95-95-95:
- il 95% delle persone a rischio ha accesso al test
- il 95% delle persone HIV+ ha accesso alla terapia antiretrovirale
- il 95% delle persone in terapia raggiunge la soppressione virale
- Almeno 15 milioni di persone (sul totale delle persone infette) dovranno avere accesso ai farmaci,
eai trattamenti e alla diagnosi. - Eliminazione della trasmissione verticale (da madre a figlio) e fermare l’AIDS pediatrico, che in alcuni Paesi è un grave problema. Questo si potrà raggiungere assicurando che il 95% delle future madri abbia accesso al test per HIV, così come accade nel nostro Paese, e anche al test per altre malattie sessualmente trasmesse. Per il raggiungimento di questo obiettivo occorre agire in modo importante sull’empowerment e sull’equità di genere.
- Eliminare le disuguaglianze, lo stigma e la discriminazione delle persone HIV+.
L’obiettivo finale è l’eliminazione di HIV entro il 2030
Raggiungere questi obiettivi significa una riduzione annuale delle nuove infezioni da HIV al di sotto delle 370.000 e ridurre il numero di decessi al di sotto di 250.000 entro il 2025, oltre al miglioramento della vita delle persone HIV+ in termini di stigma e discriminazione. Per raggiungerli sarà cruciale accelerare le azioni collettive su scala globale, ma anche quelle regionali e nazionali verso la prevenzione, il trattamento e il supporto alle persone HIV+ o alle popolazioni a rischio. Aumentare gli investimenti nella ricerca, nello sviluppo e nell’innovazione è fondamentale, così come ristabilire i servizi che si sono interrotti con l’avvento della COVID-19.
Il successo della risposta ad HIV va di pari passo con la promozione di un accesso equo ai servizi di salute, prevenzione, e supporto, prendendo in considerazione le diverse peculiarità delle popolazioni a rischio.
La campagna U=U
U=U significa “undetectable equals untransmittable.”
Ovvero: se il virus è “non rilevabile” è anche “non trasmissibile”.
La non rilevabilità del virus indica che la quantità di copie del virus nel sangue della persona infetta è talmente bassa da non essere rilevabile mediante le analisi più sensibili. Questo obiettivo è raggiunto grazie all’efficacia della terapia antiretrovirale oggi disponibile.
In questo caso la persona non trasmette il virus ad altri mediante le normali vie di trasmissione, come ad esempio i rapporti sessuali non protetti.
Tre grandi studi clinici hanno dato ampia dimostrazione della non trasmissibilità del virus in caso di terapia antiretrovirale efficace e questo ha rappresentato un importante cambiamento e un grande impatto sulla popolazione HIV+ sia in termini di spinta a intraprendere e mantenere la terapia antiretrovirale, sia in termini di stigma e discriminazione o paura di essere veicolo di infezione per gli altri.
Fonti
- https://www.unaids.org/en/resources/909090
- Political Declaration on HIV and AIDS: Ending Inequalities and Getting on Track to End AIDS by 2030. 74TH PLENARY MEETING 8 JUNE 2021 https://www.unaids.org/en/resources/documents/2021/2021_political-declaration-on-hiv-and-aids
- Izzo I, et al. Impact of COVID-19 pandemic on HIV viremia: a single-center cohort study in northern Italy. AIDS Res Ther (2021) 18:31 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34088307/
- 40 years of HIV/AIDS: a painful anniversary. June 1, 2021 https://doi.org/10.1016/ S0140-6736(21)01213-7 Lancet’s collection of content to mark the 40th anniversary of the first description of patients with AIDS see https://www.thelancet. com/hiv-40
- U=U: Ending stigma and empowering people living with HIV – Harvard Health https://www.health.harvard.edu/blog/uu-ending-stigma-and-empowering-people-living-with-hiv-2020042219583
- Research priorities for an HIV cure: International AIDS Society Global Scientific Strategy 2021. Nature Medicine. Review Article https://doi.org/10.1038/s41591-021-01590-5
- A.Weiss. Getting to know HIV Robin. Tropical Medicine and International Health volume 5 no 7 pp a10–a15 july 2000 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10964277/
- The art of medicine A pandemic anniversary: 40 years of HIV/AIDS. Lancet. 2021 Jun 5;397(10290):2142-2143. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34087110/
- https://www.who.int/health-topics/hiv-aids#tab=tab_1
- WHO. Update on COVID-19/HIV service disruptions, December 2021. https://cdn.who.int/media/docs/default-source/hq-hiv-hepatitis-and-stis-library/2021_hiv_covid_web_1.pdf?sfvrsn=1fc01c6_5
- Olumuyiwa E Ariyo et al. Use of long-acting injectable antiretroviral agents for human immunodeficiency Virus: A review. J Clin Virol. 2021 Nov 23;146:105032. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34883407/
- Khalid K, et al. HIV and Messenger RNA (mRNA) Vaccine. Cureus. 2021 Jul 5;13(7):e16197. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34367800/