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Omicron: la vaccinazione può proteggere noi e i bambini
Arrivata la variante Omicron a scuotere una situazione che sembrava andare lentamente verso la fine della pandemia, almeno per quanto riguarda la sua espressione più grave, a volte anche letale. Omicron o no, diventa prioritario (proprio al fine di bloccare le mutazioni del virus iniziale, ormai quasi scomparso dalla scena) portare a termine le vaccinazioni (due dosi più una di richiamo) in tutto il mondo. Solo così si arriverà a un virus “tranquillo” con cui convivere senza paura. Ed è per questo che occorre vaccinare anche i bambini dai 5 agli 11 anni, visto che la sperimentazione su questa fascia d’età ha dato risultati positivi. Negli Stati Uniti sono appena partite, in Canada partono ora, in Gran Bretagna sui più fragili al momento, in Israele insieme alla quarta dose per i soggetti più a rischio. Mentre in Cina si è partiti con il vaccino cinese già da un mese, e su tutti i bambini da 3 anni in poi. In Italia, probabilmente, le prime dosi saranno somministrate a partire dal 23 dicembre.
Almeno in base a quanto annunciato da Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore della Sanità e membro del comitato tecnico scientifico (CTS). Le agenzie del farmaco statunitense (FDA) ed europea (EMA), a parte la britannica, hanno già dato l’ok al vaccino Pfizer dopo aver valutato i risultati della sperimentazione, nella fascia d’età 5-11, pubblicati dal New England Journal of Medicine (NEJM).
Da tempo, esperti e mondo politico stanno discutendo sulla vaccinazione dei soggetti in età pediatrica, soprattutto negli ultimi mesi quando proprio quest’ultimi sono stati interessati maggiormente dal contagio. È una decisione che riguarderà più di 3 milioni di bambini italiani.
Vaccinare i bambini per salvare loro e la scuola
E, scientificamente, è ora l’unico modo per mettere al riparo l’Italia dalle varianti e dalle nuove ondate. Ma soprattutto per non tornare a isolamenti fisici vissuti male dai bambini e che potrebbero riapparire sulla scena per contrastare una nuova ondata pandemica causata da una nuova variante. Peraltro, la scuola non è ancora tornata a una normalità auspicata, ma sempre spezzata da casi positivi in classe che riportano a quarantene e didattica a distanza. Un netto cambiamento avverrà con l’obbligo di vaccinazione per il personale scolastico e i docenti, ma perché non mettere in sicurezza anche i bambini per ridonare loro una normalità perduta? Gli adolescenti italiani lo hanno subito compreso: la più alta percentuale di vaccinati in Europa per tornare a vivere e alla socialità fisica della quale hanno avvertito fortemente la mancanza durante il lungo periodo di lockdown.
Ma perché vaccinare i bambini che sono i meno colpiti dal Covid? Perché ora non abbiamo più a che fare con il virus che ha dato il via alla pandemia, ora il quadro è cambiato e a circolare sono mutazioni di quel virus che di fronte a tanti adulti vaccinati non disdegnano adesso i bambini per continuare a trasmettersi tra gli esseri umani.
Il problema sono le varianti
L’aumento dei contagi e dei ricoveri di minori a causa dell’ormai dominante variante Delta del virus, causa dell’ondata al momento in atto principalmente in Europa, Nord ed Est. Ma non solo in Europa. E c’è anche la più infettante Delta Plus che si sta diffondendo. Adesso poi c’è la misteriosa, ma temuta, variante Omicron di cui si sa ancora poco, ma di certo sembra molto più contagiante. Qual è la situazione italiana?
Primi positivi italiani: quattro, stessa famiglia, due adulti e due bambini. Quindi, non sembrano più esenti dall’infettarsi i più piccoli. Ma prima di Omicron, già con la Delta, il quadro era cambiato. L’Istituto superiore di sanità (ISS) lo ha dipinto così a metà novembre: “L’incremento più significativo di nuovi contagi è tra i 30 e i 50 anni. Aumentano però anche i casi pediatrici, in particolare sotto i 12 anni e in particolare tra 6 e 11 anni. Vengono segnalati dei ricoveri anche per questa fascia di età, anche se i numeri sono per ora piccoli”. Finora in Italia l’impatto del Covid fra i minori di 19 anni da inizio pandemia è stato di “800mila contagi e 34 morti in bimbi e adolescenti”, più della metà di questi decessi riguarda bambini di età inferiore a 11 anni, che non rientrano nella platea a cui finora era offerto il vaccino. Chissà poi che cosa porterà Omicron? Occorre prevenire e l’unica prevenzione possibile, se non si vuole applicare l’isolamento, è il vaccino. Ormai non più sperimentale.
E questo va detto per tranquillizzare i genitori, anche nei confronti delle numerose bugie sui vaccini circolanti sui social. Il bello di questi vaccini per il Covid è che con un terzo della dose somministrata agli adulti si ottiene un’immunizzazione più alta e duratura (il potere del sistema immunitario dei più piccoli) con effetti collaterali vicini allo zero e minimi nella manifestazione.
Il vaccino per i bambini è sicuro, parola di pediatri
Ciò non toglie che il termine sperimentale possa inquietare i genitori. Spiega tutto Paolo Biasci, presidente della Fimp, il principale sindacato dei pediatri, e uno dei medici che prenderà parte alla campagna del ministero della Salute per promuovere il vaccino anti Covid nei bambini tra i 5 e gli 11 anni: “La sperimentazione fatta si è conclusa con un esito molto positivo. Purtroppo, c’è ancora chi parla di vaccino sperimentale, ma questo vaccino non è più un esperimento. L’efficacia, anche per i bambini, supera il 90,5%. In termini di effetti collaterali, che sono ciò che più preoccupa le famiglie, si è dimostrato che sono gli stessi visti fino ad ora nelle altre fasce di età, e cioè di modesta entità. Principalmente dolore nella sede dell’iniezione, febbricola e stanchezza. Problemi che si risolvono tutti spontaneamente”.
Lo studio clinico di fase 2/3, pubblicato da NEJM, mostra che due dosi da 10 microgrammi, un terzo del dosaggio approvato per i più grandi, del vaccino a mRNA sono risultate “efficaci al 90,7% e sicure”. La sperimentazione ha coinvolto 4.600 bambini, con 3.100 che hanno ricevuto due dosi del vaccino distanziate di tre settimane l’una dall’altra e 1.500 che hanno ricevuto un placebo. Ci sono state quattro reazioni avverse non collegate alle vaccinazioni e nessuno dei bambini ha avuto infiammazione cardiaca o gravi reazioni allergiche. La dose ridotta per i bambini si traduce in livelli di anticorpi paragonabili a quelli della dose più grande per gli adulti.
Troppo pochi i numeri della sperimentazione? Non dimentichiamo che si tratta di bambini e che le regole, anche etiche, sono molto più rigide. È un diritto per loro che i farmaci approvati per loro siano sperimentati su di loro. Con protocolli rigidissimi e con un obiettivo chiave: verificare che i benefici siano largamente superiori ai rischi. E i benefici sembrano in questo caso nettamente superiori ai rischi. È quanto asserisce il clinico pediatra dell’università di Brescia e degli Spedali Civili, Raffaele Badolato: “Il vaccino tutela i bambini, ne favorisce il ritorno a una piena socialità con i coetanei, e non serve a tutelare gli adulti, bensì i bambini di fronte a varianti e nuova ondata”. Il parere di un altro pediatra: “La vaccinazione dei bambini al di sotto dei 12 anni – spiega Francesco Chiarelli, direttore della clinica pediatrica di Chieti Chiarelli – è importante poiché il Covid non colpisce con minore virulenza questa fascia di età. Anzi, ci sono casi di bambini che si sono ammalati anche gravemente”. Perché il 23 dicembre, giorno più giorno meno? Perché, al di là dell’ormai prossima e automatica (dopo il sì dell’EMA) approvazione dell’agenzia del farmaco italiana (AIFA), per quella data saranno disponibili le dosi pediatriche.
Non tutti gli esperti sono favorevoli
C’è però anche chi è contrario. Ma per un motivo particolare: “La terza dose a tutti è più urgente del vaccino ai bambini. E questo per fermare le varianti”. È il parere di Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova. Ma ha dubbi sul vaccino? “Macché dubbi. Dico solo che non c’è fretta. Fra due mesi, quando avremo i dati di Israele dove sono partiti a tamburo battente con la campagna pediatrica, potremo concludere che questi vaccini sono sicuri. Sono certo che così sarà. Però è troppo presto per cominciare, adesso, con un piano di profilassi a tappeto. La fretta bisogna averla invece nel somministrare le terze dosi”.
Ma siccome per i bambini c’è un vaccino solo per loro, la preoccupazione di Crisanti che le dosi vengano tolte ai richiami non sembra avere riscontro. A meno che non si riferisca alle risorse per il loro acquisto. Per l’OMS invece la priorità sarebbe quella di fare almeno due dosi a tutto il mondo. Priorità rispetto alle terze dosi (da fare subito però per i fragili e gli immunodepressi) e priorità rispetto ai bambini. E in questo caso è sì questione di soldi per i Paesi cosiddetti in via di sviluppo, o meglio “poveri”. Forse però non sarebbe male in questi Paesi dare una priorità proprio ai bambini, al futuro di questi popoli. Perché in situazioni in cui la vaccinazione generale tocca meno del 20% degli adulti, forse proteggere i bambini potrebbe essere un grande beneficio.