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Sperimentazione in vivo, fra diritti e necessità
Dopo la sperimentazione in vitro, passiamo ora a quella in vivo, la quale ha radici più antiche rispetto alla prima. Infatti, gli autori delle prime sperimentazioni in vivo sono da ricercare fra i libri di storia. Galeno (129-200 d.C.) [1], ad esempio, condusse numerose vivisezioni su molte specie animali per scopi puramente conoscitivi; c’era infatti l’esigenza di capire come e di cosa fossero fatti gli esseri umani. Tuttavia, a causa di questioni morali e (più in seguito) della ferma opposizione della Chiesa, le dissezioni su cadaveri umani furono sempre proibite.
La sperimentazione in vivo appartiene, insieme a quella in vitro, alla fase di sperimentazione preclinica di un farmaco sugli esseri umani [2]. Tutti questi passaggi preliminari servono a garantire, almeno in parte, la sicurezza della sostanza entrata a contatto con il corpo umano.
A cosa serve la sperimentazione su modelli animali, avendo già avuto risposte dagli studi in vitro?
Estrapolare singole cellule dal loro ambiente d’origine, farle crescere in ambienti con condizioni ottimali (rare in un modello “vero”) e annullare qualsiasi rapporto o interazione possibile con altre cellule del corpo, fa sì che si creino condizioni di studio molto lontane dalla realtà. Infatti, lo studio delle possibili implicazioni di un farmaco su un sistema così complesso come l’essere umano deve essere condotto su modelli adeguati. Su modelli cellulari, infatti, risulta impossibile osservare ad esempio le implicazioni di un farmaco sulla pressione arteriosa o su situazioni psicologiche (basti pensare alla depressione indotta dai farmaci) [3]. In uno studio in vitro, inoltre, non vengono considerate le variabili fisiologiche e patologiche, rendendo impossibile ottenere informazioni sulle possibili risposte del farmaco in studio.
Modelli ex vivo
A differenza degli studi in vivo, condotti su animali, questa tipologia di studio riguarda organi interi isolati. Solitamente, questi modelli vengono impiegati nella ricerca farmacologica per controllare in che modo il farmaco venga smaltito e metabolizzato dall’organo, nonché una sua potenziale tossicità. L’organo studiato viene immerso in sostanze nutritive e perfuso continuamente con sangue (come se fosse all’interno del corpo), per simularne alla perfezione le condizioni fisiologiche. Il vantaggio di questa modalità è che si può cambiare il posizionamento dell’organo o prelevare e infondere nuove sostanze in base alle esigenze. Occorre però ricordare che a questi studi va sempre affiancata la controprova in vivo [3].
I diritti degli animali
In Italia l’impiego di animali per fini scientifici è regolamentato dal Decreto legislativo del 4 marzo 2014, n. 26 dal titolo “Attuazione della Direttiva n. 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”.
Il Decreto ha l’obiettivo di stabilire quali siano le misure e le direttive da seguire per garantire il benessere dell’animale. Esiste un vero e proprio Organismo Preposto al Benessere degli Animali (OPBA), composto da almeno un veterinario, un “Responsabile del benessere e della cura degli animali” e a volte da un membro scientifico [4]. Queste figure supervisionano i progetti di ricerca e, tramite l’utilizzo di alcuni criteri e parametri, consentono o meno la conduzione dello studio, il quale può essere presentato al Ministero della Salute per l’approvazione finale.
Punti salienti del Decreto [5]
Applicazione
Il Decreto trova applicazione in tutti gli animali vivi aventi la capacità di provare dolore (anche alcuni invertebrati come polpi o seppie) [6]. Infatti, l’uso di scimmie antropomorfe per la sperimentazione (ovvero con caratteristiche intellettuali e fisiche molto simili a quelle umane) è vietato.
Condizioni dello studio
Lo studio deve essere condotto solo nel caso in cui l’utilizzo di animali per la sperimentazione sia necessaria e non sia disponibile un metodo alternativo. L’uso dell’animale deve essere giustificato da validi motivi e i benefici apportati dallo studio devono superare i danni causati all’animale (seguendo un principio etico).
Benessere degli animali
Il Decreto regola anche l’ambiente in cui vivranno gli animali nel corso dello studio. Gli spazi devono essere puliti e sufficientemente spaziosi (in relazione alle dimensioni dell’animale). Inoltre devono essere garantite delle “tecniche di arricchimento” che prevedono la messa a disposizione dell’animale di un ampio ventaglio di attività da svolgere (attività fisica, esplorazione, attività cognitive ecc.).
Principio delle tre R (Replace, Reduce, Refine – Sostituire, Ridurre, Affinare) [4]
- Sostituire: nel caso in cui esistano metodi ugualmente adeguati per condurre lo studio non verranno utilizzati animali.
- Ridurre: cercare di ridurre al minimo gli esperimenti e il numero di animali usati in essi, bisogna usarne il minimo che garantisca un’affidabilità statistica.
- Affinare: aggiornare costantemente le tecniche di sperimentazione per garantire una minore sofferenza dell’animale.
Quali tipi di animali vengono utilizzati?
L’80% degli animali utilizzati sono roditori, seguiti da conigli, scimmie, cani e gatti. L’utilizzo dei topi apporta numerosi vantaggi, primo fra tutti la sua similitudine con l’essere umano. Infatti, il 90% dei geni è simile a quelli presenti nell’essere umano. I topi sono facili da trasportare e da gestire (anche in termini di spazio) e possono essere modificati geneticamente, silenziando o attivando i loro geni per capire quanto questi influiscano su determinati aspetti relativi alla salute e alla comparsa di malattie. Inoltre, i topi si riproducono molto velocemente rendendo possibile un numero elevato di cavie disponibili, nonché lo studio di potenziali effetti di un farmaco sulle generazioni successive [7].
Quali tipologie di ricerca e sperimentazione esistono? [8] [9]
Gli animali vengono impiegati in:
- Ricerca di base: studio teorico o sperimentale, avente come scopo quello di voler acquisire nuove conoscenze in un determinato settore, senza per forza volerle utilizzare in studi successivi. Un esempio di ricerca base può essere quella condotta per scoprire i processi alla base di una malattia.
- Ricerca applicata: studio successivo alla ricerca di base volto a valutare un possibile utilizzo delle conoscenze già acquisite dalle ricerche di base. Un esempio può riguardare come fare diagnosi, prevenzione e come curare una malattia.
- Xenotrapianto: trapianto di componenti organiche, quali pelle, cellule, tessuti od organi, provenienti da una specie diversa da quella che riceve il trapianto. In questi casi, potrebbe manifestarsi il fenomeno del “rigetto”. Questo grave evento avverso si verifica quando, introducendo un tessuto estraneo nell’organismo, quest’ultimo lo riconosce come una minaccia, scatenando di conseguenza una risposta autoimmune (ovvero contro il corpo stesso).
- Test tossicologico: volto a valutare il grado di tossicità di una sostanza per l’uomo. Gli animali vengono fatti crescere e vivere in condizioni ottimali e sottoposti a inalazione, somministrazione orale, sottocutanea o endovenosa della sostanza in studio. A seguito di questi esami vengono valutati i parametri vitali dell’animale per comprendere la reazione alla sostanza, la presenza di segni particolari quali l’aspetto del pelo, nonché la funzionalità motoria, quella sensoriale e così via [10].
- Test cosmetico: volto a valutare la sicurezza del prodotto finito o delle sostanze che lo compongono. Dal 2004 testare make-up, creme, saponi e profumi sugli animali è vietato all’interno dell’Unione Europea. Dal 2009 sono vietati anche i test relativi alle sostanze che compongono i prodotti cosmetici [11]. Tuttavia, il divieto non è presente in tutti i Paesi del mondo. Oggi i consumatori possono scegliere se acquistare o meno prodotti che rispecchiano lo standard cruelty-free, ovvero che non sono stati testati su animali.
- Test farmacologici: alcuni dei farmaci studiati su modelli in vivo comprendono antibiotici, antidolorifici, anestetici o vaccini. Molto spesso anche gli animali possono trarre beneficio da questa tipologia di studio. Un esempio è il vaccino contro la poliomielite, derivante da cellule di scimmia, il quale ha permesso l’eradicazione della malattia e, ancora oggi, viene utilizzato per proteggere anche le scimmie stesse. [12].
Come si svolge la sperimentazione in vivo?
Quasi tutte le procedure vengono effettuate sotto anestesia totale. Alcune volte, nel caso in cui questa procedura non sia giudicata dannosa per l’animale, la sperimentazione può essere eseguita senza anestesia e con la sola somministrazione di analgesici.
Chi conduce la sperimentazione in vivo?
Il team di ricerca deve essere composto da membri qualificati con formazione teorica e pratica in questo settore. Prima di poter lavorare senza supervisione, i membri verranno sottoposti a delle valutazioni.
Dove viene condotta la sperimentazione in vivo?
I luoghi preposti alla conduzione di questa tipologia di studio sono università, aziende farmaceutiche nonché ambiti industriali. Sono necessarie numerose autorizzazioni da parte delle autorità competenti per far sì che un luogo venga utilizzato per scopi di sperimentazione in vivo. Le procedure e le attrezzature devono essere verificate e controllate per essere dichiarate a norma e vi è l’obbligo di compilare dei registri che riguardano tutti gli aspetti della vita dell’animale. Vanno annotati i luoghi di origine e provenienza, informazioni riguardo la loro vita riproduttiva, veterinaria e sociale e i progetti in cui sono coinvolti. Questi registri vanno conservati per almeno cinque anni e messi a disposizione del pubblico.
Che fine fa l’animale?
Se possibile, la vita dell’animale deve essere risparmiata, infatti (rimanendo in linea con gli altri punti del Decreto) la sperimentazione deve causare il minor numero di morti possibile. A volte l’animale può essere riutilizzato per altri progetti, tuttavia questo avviene solo sotto autorizzazione del veterinario e solo dopo aver verificato con una visita le condizioni di salute dell’animale. Nel caso in cui l’animale non sia ritenuto idoneo, andrà curato e ricollocato nel miglior contesto possibile. [5]
Bibliografia
- https://www.novivisezione.org/info/storia_vv.htm
- https://www.aifa.gov.it/sperimentazione-clinica-dei-farmaci
- https://www.treccani.it/enciclopedia/modelli-sperimentali-nella-ricerca-biomedica_%28Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica%29/
- https://scienzenaturali.ch/animal-experimentation-explained/alternative_methods/3rs_principles
- https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex:32010L0063
- http://publications.europa.eu/resource/cellar/996281ce-367f-4914-acaf-f54d34893a2b.0007.03/DOC_1
- https://www.domandeimpossibili.it/perche-si-usano-i-topi-negli-esperimenti/
- https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/i-blog-della-fondazione/un-cervello-fuga/quale-ricerca-si-fa-con-gli-animali-di-laboratorio
- https://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca-e-sviluppo_%28Enciclopedia-Italiana%29/
- https://www.my-personaltrainer.it/tossicologia/valutazione-tossicita-17.html#:~:text=Una%20volta%20che%20l’animale,%2C%20inalatoria%2C%20sottocutanea%20o%20endovenosa.
- https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20180216STO98005/divieto-di-testare-i-cosmetici-sugli-animali-rendiamolo-globale#:~:text=Cinque%20anni%20fa%20l’UE,che%20compongono%20i%20prodotti%20cosmetici.
- https://scienzenaturali.ch/animal-experimentation-explained/benefits/veterinary_medicine